
Guardare da lontano e restare in silenzio: non è più possibile.
Riflessione personale.
Ci sono notizie che ti restano dentro, non perché le hai vissute, ma perché ti toccano nel profondo anche da lontano.
Non sono inglese, non vivo nel Regno Unito, ma quello che è successo li, mi ha colpito molto.
Avete sentito parlare delle: grooming gangs? Bande che hanno abusato di centinaia di ragazze minorenni.
La cosa più terribile, per me, non è solo l’orrore degli abusi, ma è il SILENZIO. Il silenzio delle autorità, della politica, della stampa, della polizia.
Tutti complici.
Mi chiedo: da quale parte della storia stava chi ha lasciato che delle bambine venissero abusate? Chi ha fatto finta di niente per non rovinarsi la reputazione? Chi ha protetto un’immagine politica invece che dei corpi fragili?
Da Italiano, da padre, da persona qualunque, mi sento indignato e triste. Questo non è un problema inglese, è un problema umano. E’ LA PROVA DI COSA SUCCEDE QUANDO IL BUON SENSO VIENE SCHIACCIATO DALLA PAURA DI SBAGLIARE “IDEOLOGICAMENTE”. Quando il rispetto diventa un alibi per non vedere; quando si pensa che la verità vada censurata se è scomoda.
Io, credo nei diritti, credo nella dignità delle persone di tutte le culture, ma se una bambina viene violentata e chi dovrebbe proteggerla sta zitto per “NON OFFENDERE UNA COMUNITA'”…allora stiamo sbagliando tutto.
DIFENDERE LE VITTIME, NON E’ RAZZISMO. CHIEDERE GIUSTIZIA, NON E’ ODIO.
Riconoscere un problema, anche se tocca minoranze o argomenti delicati, NON E’ ESTREMISMO. E’ responsabilità. E’ onestà. E’ umanità.
Una Società che ha paura della verità, smette di proteggere l’innocenza e allora non c’è più progresso. L’inclusione, non può diventare un pretesto per chiudere gli occhi sui crimini. La tolleranza non significa tollerare l’intollerabile.
Se davvero si vuole costruire una società davvero giusta, dobbiamo, allora, avere il coraggio di guardare tutto. Anche ciò che non si incastra nei nostri schemi. Questa inclusione cieca, questa ossessione di “non offendere”, sta diventando una maschera ipocrita, dietro di cui si nascondono viltà, opportunismo e calcolo politico.
Se proteggere che ha subito violenza è diventato “un problema politico”, allora il problema siamo noi! Se dire la verità è considerato un atto ostile, allora questa società non è inclusiva. E’ MALATA! NON C’E’ GIUSTIZIA CHE SI FERMA DAVANTI AL COLORE DELLA PELLE, CHE FUNZIONA SOLO SE E’ SOCIALMENTE APPROVATA MA SOPRATTUTTO CHE PERMETTA A DEI MOSTRI DI AGIRE INDISTURBATI.
Inclusione, non vuol dire mettere a tacere i fatti. Non vuol dire coprire i carnefici in nome della tolleranza e, soprattutto, non significa abbandonare le vittime solo perché stanno dalla parte sbagliata del dibattito. Questa non è inclusione, è vigliaccheria travestita da virtù e chi la giustifica, chi continua a difenderla, dovrà guardare in faccia le sue responsabilità, prima o poi.
La verità, busserà e quando arriverà, non chiederà il permesso a nessuno.
Gb, governo contro nuova inchiesta su ‘grooming gangs’: “Attuare le raccomandazioni”
P x C