La Sacerdotessa del tempio e il disprezzo per i profeti.

Secondo il racconto di Omero (Iliade, Libro XIII) Cassandra era la più bella delle figlie di Priamo, re di Troia.
Il dio Apollo, nella speranza di poterla possedere, le diede in dono la capacità di predire il futuro.
Nonostante ciò, Cassandra, rifiutò di concedersi. Apollo, eroso dalla rabbia, le avrebbe sputato sulle labbra, condannandola a rimanere per sempre inascoltata dagli altri.
Inizia, così la vicenda di una visionaria condannata ad essere considerata “pazza e iettatrice” ogni volta che annunciava disgrazie sulla città di Troia.
Nessuna considerazione, perché a nessuno piacevano le sue predizioni.
Anche quando la città di Troia fu conquistata e distrutta dagli Achei, Cassandra venne rapita dal re Agamennone. Condotta come ostaggio a Micene, profetizzò al re che ci sarebbe stata una congiura contro lui, ordita, nientemeno che dalla sua stessa moglie Clitennestra.
Agamennone, come in precedenza i cittadini di Troia, non credette alla profezia. La riteneva inaccettabile. Questa però, si avvero’ e la morte di entrambi, fu l’epilogo.
Sapere di un destino inammissibile, può condurre alla disperazione e il nostro inconscio, di conseguenza, lo respingere.
Si tratta di fatti che devono ancora accadere, non certi e l’unico sostegno è la speranza che non si avverino, quindi, li rigettiamo.
Sigmund Freud spiegherebbe che si tratta di impulsi irrazionali, legati al nostro istinto di sopravvivenza, che ci porta nel subconscio a sfuggire mentalmente ciò che ci potrebbe fare soffrire o addirittura morire.
Per questo motivo, il destino dei profeti è quello di rimanere inascoltati e, addirittura perseguitati.
Il profeta Geremia annunciava al suo popolo che sarebbero stati invasi dai Babilonesi e che avrebbero costretto alla conversione a Yahveh, pena la morte.
Come era accaduto a Cassandra, anche Geremia fu preso per un “annunciatore di malauguri”, non fu ascoltato, fu odiato e disprezzato ed infine, messo nella fossa e fatto morire.
In tempi molto più recenti, fra il 1933 ed il 1939 il giornalista americano Frederick Birchall (1868-1955) come inviato del New York Times in Europa, scrisse dell’ascesa di Hitler e del nazismo, mettendo in guardia i lettori ed i leaders politici sull’estrema pericolosità del fenomeno.
Non fu creduto e non fu ascoltato. “Inaccettabile” l’idea che Hitler sarebbe diventato ciò che, poi, la storia ci racconta.
San Giovanni Bosco (1815-1888) faceva fare periodicamente ai suoi ragazzi gli “esercizi della buona morte”….“ciascuno di noi deve morire, e potrebbe succedere anche questa notte”. Ma non era un malaugurio, serviva per aiutare i suoi ragazzi a vivere in modo responsabile il tempo che ci è concesso di vivere.
Gli esempi, sono tanti e comprendono anche la cinematografia con figure tipo: Stanley Kubrick, Steven Spielberg. Confrontiamo la loro “visione” del mondo con quello che stiamo vivendo adesso.
I profeti sono coloro che sanno leggere meglio degli altri i segni dei tempi, con coscienza, razionalità, discernendo i fatti con il “ragionamento” Non sono annunciatori di un destino senza scampo o che diffondono dei malauguri, ma sono persone che annunciano un futuro condizionato dalle nostre scelte, avendo la piena comprensione del presente ed avendo coscienza di come la situazione si potrà evolvere.
Ma la gente non ama cambiare le proprie abitudini, perché costa fatica ed impegno. La gente non ama mettere in discussione le proprie scelte, perché significherebbe ammettere che prima ci si era sbagliati ed affrontare tutte le conseguenze sociali e materiali del cambiamento di decisione.
Ancora più difficile è ammettere di essere stati ingannati da chi ci ha convinti a prendere una decisione che poi ci rendiamo conto essere sbagliata.
Un detto sapiente ci ricorda che “l’orgoglio muore un quarto d’ora dopo di noi“. Piuttosto che cedere al nostro orgoglio, si preferisce mantenere la propria decisione, anche se il profeta ci dimostra che è sbagliata e che ci porterà a conseguenze a cui non vorremmo andare incontro.
La gente preferisce una bugia rassicurante alla scomoda verità. E lo fa al punto di arrivare a mettere a tacere il profeta in qualsiasi modo: censurandolo dal punto di vista mediatico, escludendolo dal punto di vista sociale o addirittura eliminandolo fisicamente.
Ovviamente nessuno di noi è “la gente”. Siamo persone in grado di compiere le nostre scelte, di prendere atto dei nostri errori, di capire se chi ci parla è un profeta oppure no.
Dipende da ciascuno di noi, se preferiamo conformarci al fare comune degli altri preferendo evitare ogni sforzo mentale e psicologico o se preferiamo invece essere persone che non si fanno sovrastare dalla paura e dall’orgoglio.
Se vogliamo avere il coraggio di metterci in discussione e di ascoltare i profeti che, da che mondo e mondo, non sono mai mancati.
Basta avere occhi ed orecchi per riconoscerli.

