
Trump e come rovinare tutto alla fine.
Come rovinare quanto di buono fatto in quattro anni da presidente della prima potenza mondiale, in poche settimane.
Quello che è successo a Washington getta una luce irrimediabilmente buia non solo su Donald Trump, ma su un intero contro-modello di amministrazione. Questo, è l’aspetto politicamente più triste per chi aveva guardato all’ultimo corso degli Stati Uniti con speranza.
Trump ha sbagliato, ha superato il confine, ha confuso la ricerca ostinata della verità, con una battaglia personale staccata da ogni responsabilità istituzionale, irrispettosa della Democrazia stessa. Perché nel triste epilogo della parabola del Tycoon la comprensibile volontà di abbattere il muro, spesso ipocrita, del politicamente corretto è stata confusa con una deriva scriteriata, illogica, quasi folle. Inutile evocare una intransigente distinzione tra forma e sostanza, perché in questo caso il mancato rispetto di un minimo di forma è divenuto tragica sostanza, l’informe e sguaiata battaglia a tutti i costi ha prodotto il mostro palesatosi con l’assalto al Congresso.
Eppure una cosa deve essere chiara: il fatto che Trump abbia sbagliato, non significa che i suoi avversari abbiano ragione. Sono due partite diverse, due sfide giocate su tavoli che nemmeno si toccano. La partita persa di Trump non è stata quella politica, non è nemmeno stata quella elettorale.
In merito, desideravo aprire una piccola parentesi.
Trump ha aperto, con l’obiezione in merito al risultato, una voragine su un sistema obsoleto messo discussione, prima di lui, proprio da quelli che adesso lo attaccano. Ricordate? La Clinton, chiese al congresso di ricontrollare lo spoglio. Incapace di trovare una ragione alla sua (bruciante) non pronosticata sconfitta, fece riferimento, in modo esplicito, a possibili brogli nel calcolo dei dati.
A questa tornata, il Presidente uscente, ha avuto dieci milioni (scrivo, 10.000.000) di consensi in più rispetto a quattro anni fa, non pensate sia lecito immaginare (eufemismo) che “qualcosa” sia sfuggita durante il conteggio? In ogni caso, il sistema elettorale USA, è tutto tranne che “chiaro”. Chiudo parentesi.
Trump ha perso non in quanto sconfitto alle elezioni, ma per la sua incapacità di sapersi fermare e ammettere la sconfitta.
Questa disfatta è tutta personale, umana, ma non aggiunge niente di positivo alle idee, al programma, al fare politica dei suoi avversarsi Democratici.
Le ragioni del modello di pensiero unico, del sistema rassicurante che tutto comprende e tutto ingloba, le ragioni della visione gender, del superamento della tradizione e della Fede in quanto tale, la teoria della immigrazione forzata, e dell’identità da abbattere, dall’errore di Trump non guadagnano nulla sul piano della loro forza intrinseca.
Se prima del piano inclinato intrapreso da Trump nel post-voto, quelle idee erano sbagliate e pilotate da un apparentemente docile potere dominante, sono rimaste tali anche dopo le prodezze negative di Trump. Quel modello non ha guadagnato nulla in termini di valore. La bilancia con cui si misura la sciagurata fine di Donald non è la stessa con cui si misurano le politiche Dem. Sono due cose diverse.
Da questa diversità è possibile ricostruire il mondo che proprio in Trump aveva creduto e che da Trump è stato tradito.
P x C



Un commento
Lucia
Sono sempre più convinta che i buoni risultati dell’amministrazione uscente sia fonte di preoccupazione della nuova. Occorreva offuscare i buoni risultati con una tragica fine, voluta dallo scellerato comportamento di Donald “aiutato” dai servizi. Ci sono potenze e forze più grandi…..occorre essere lucidi nel giudizio